Chiesa dell'Amorosa
Locanda dell'Amorosa - Sinalunga - Siena - Toscana - Italia
Questa la traduzione del documento del 1578 che nell'originale è in latino:
«Per la Chiesa o Cappella di S. Maria della Mo(ro)ssa.
L'Ordinario ricerchi se in qualche tempo siano stati assegnati alcuni beni
alla Chiesa di S. Maria della Mossa, e tratti con i nobili eredi del Signor
Niccolò del Mandolo dei Piccolomini, perché le diano una dote,
altrimenti, a suo arbitrio, sospenda il culto divino.
La pietra sacra quanto prima sia accomodata e la mensa dell'Altare secondo la forma.
Entro un anno siano procurate le infrascritte cose della stessa Chiesa:
Due Corporali
Quindici Purificatori
Quattro Manutergi secondo la forma.
Una Casula e un Paliotto di seta bianca per i giorni di festa, o dedicati
alla Santa Vergine.
Un Messale nuovo di quelli Riformati da Pio V con due cuscini.
Due Tovaglie secondo la forma, e una tela che custodisca la mensa
dell'Altare dalla polvere e dall'immondizie, quando in essa non viene
celebrato il Sacramento.»
Trascrizione e traduzione: Don Alfredo Maroni
L'architettura della chiesa è frutto di una ristrutturazione, con probabile ampliamento, avvenuto, o avvenuti, tra il Cinquecento ed il Settecento. La trasformazione della vecchia cappella in Prioria, invece, avvenne nel XIX secolo per volontà di Pietro Pannilini, come si legge nel suo testamento del 1830:
«Nel Nome SS.mo di Dio, e così sia.
Il dì trenta Luglio mille ottocento trenta, avendo io più volte considerato che sarebbe molto conveniente, ed
anche assai lodevole, e plausibile alla maggior gloria di Dio l'Erezione
di una Parrocchia nella mia Villa, e Tenuta dell'Amorosa, situata, nella
Comunità, e vicariato di Asinalunga, Diogesi di Pienza per provedere
al migliore servizio Spirituale, e a una maggiore Istruzione delle Famiglie,
e delle Persone dipendente di detta Tenuta nei Misteri e nei doveri della
nostra S. Religione Cattolica, e volendo altresì procurare per il
bene e sollievo della mia Anima un maggiore sgravio delle mie Colpe commesse
nel corso della mia vita presente in offesa del Sommo Dio Onnipotente, e
infinitamente misericordioso, contro la Sua Divina Legge, ed i suoi SS.
Comandamenti, sono venuto nella Determinazione di ordinare, conforme al
presente nuovo Codicillo Olografo in aumento alle altre mie antecedenti
disposizioni ordino, e voglio che, previe tutte le opportune facoltà,
e permissioni del R. Governo, e di Monsignor Vescovo, sia stabilita, ed eretta
nella detta mia Villa dell'Amorosa una Parrocchia col nome di Prioria, sotto
il Titolo della SS.ma Vergine Maria Assunta in Cielo, col riservo del
Patronato a favore della mia Famiglia, ed miei Eredi e Successori e con
fissarne il Circondario dei due fiumi del Galegno e della Doccia verso la
Villa fino ai miei poderi di Ferraja di Poggio al Mare, di Scopetello, e
delle Pozze.
A tale effetto pertanto cedo, e rilascio per uso della Cura la Cappella che
esiste nella Villa di mia pertinenza e Patronato, che è più
che sufficiente per un tale uso, per essere stata altre volte nei tempi
passati Parrocchia; come anche destino, e assegno per la Canonica del
Parroco quella parte del così detto Palazzo Alto, stato da me
acquistato da pochi anni con quei Fondi che vi sono annessi. [...]».
La richiesta fu accolta da l'allora vescovo di Pienza mons. Giacinto Lippi con Bolla di Erezione del 3 febbraio 1835. In essa si legge:
«[...] Considerando che quanto più ristretti sono i Limiti
territoriali delle Parrocchie, tanto maggiore è il vantaggio
Spirituale dei popoli, perché così meglio assistiti dai Loro Pastori.
Considerando, che è un Sacro dovere per Noi di cogliere tutte le
occasioni che si presentano opportune per assicurare cotesto bene alle
anime alla nostra cura affidate; E quindi Veduta l'Istanza dell'Erede del
fu Sig.re Senatore Pietro Pannilini per la Erezione Canonica di una
Parrocchia col nome di Prioria sotto il Titolo della SS.ma Vergine Maria
Assunta in Cielo nella Cappella Pubblica della Villa dell'Amorosa Diogesi nostra di Pienza [...]
Veduta la Lettera della Segreteria del Regio Diritto [...]
Veduto il Codicillo del Prefato del Senatore del dì 30. Luglio 1830.
e le Disposizione in esso contenute relative alla Congrua del Parroco di
scudi cento l'anno a carico del Patrono alla Casa assegnata per Canonica,
ai Sacri Arredi [...] Veduti i confini, dentro i quali può
comodamente circoscriversi la nuova Parrocchia tra i due Fiumi cioè
del Galegno e della Doccia, da comprendere i 16 Poderi denominati: Villa
Maggiore, Villa Minore, Casa, Osteria, Amorosa, Albergo, Belvedere, Poggio
Aopi, Vignacce, Colombajolo, Scopetello, Pozza, Poggio al Mare, Poggio Scassi,
Ferraja, Valdimolino; Con di più quattro Case di pigionali al
così detto Albergo, e altre quattro dentro la stessa Villa
dell'Amorosa oltre la Fattoria, e Casa Padronale; Documenti tutti
esistenti nella Curia Nostra di Pienza, e ogn'altro veduto e considerato,
quant'era da vedersi, e considerarsi. Invocato il Nome SS.mo di Dio, a di
Lui Gloria, e in onore della B.ma V.e Maria.
Diciamo, Decretiamo, Dichiariamo di erigere, ed elevare colla ordinaria
nostra Autorità, e per eretta ed elevata aver vogliamo al grado di
Chiesa Parrocchiale la pubblica Cappella della predetta Villa dell'Amorosa
col nome di Prioria, e sotto il Titolo della SS.ma Vergine Maria Assunta
in Cielo [...]».
Dal codicillo di Pietro Pannilini risulta l'acquisto del
“Palazzo Alto”, uno dei fabbricati più antichi
dell'Amorosa, di proprietà della famiglia Piccolomini, alla quale
era appartenuto Enea Silvio salito al soglio pontificio con il nome di Pio II.
Il 3 aprile 1873 l'intera fattoria fu venduta per la considerevole somma
di 522.000 lire a Fiorella Favard alla cui famiglia e discendenti appartiene tuttora.
Quest'ultime notizie sono riportate anche dall'Agnolucci:
«[...] La Villa dell'Amorosa dei Piccolomini di Siena circa il 1870
passò ai Conti di Frassineto come eredi della Baronessa Fiorella
Favard de Bouccheville [Bacheville].
1902 - Nella chiesa dell'Amorosa si scopersero sotto l'imbiancatura tracce
di pittura antiche che adornavano le pareti, il pregio delle quali non fu
accertato, ma che il Conte di Frassineto farà restaurare.»
(L. Agnolucci, cartolina n. 27 da: Raccolta di notizie sul Comune
di Sinalunga, ms. 1881-1908).