Edifici e strade
Locanda dell'Amorosa - Sinalunga - Siena - Toscana - Italia
Molto importante per lo studio dell'architettura urbana dell'Amorosa
sono due cabrei (sorta di mappe catastali), uno del 1716 e l'altro del 1797;
tutti e due (collezione privata) con la riproduzione della pianta del centro
della fattoria: il primo contiene anche un'interessantissima veduta
prospettica del borgo anche se ne presenta solo una parte, quella del
versante nord; mentre il secondo è notevole per la dettagliatissima
destinazione d'uso degli edifici e l'indicazione della proprietà.
Dalle carte del cabreo più antico è possibile identificare la strada dei
Monti, che seguiva un tracciato diverso da quello attuale e che,
presumibilmente, doveva essere la primitiva strada di collegamento
tra la via consolare Cassia e l'Abbadia a Sicille. Una Via della Selce,
che si trova tra l'Amorosa e la pieve di S. Pietro ad Mensulas, può far
supporre il possibile collegamento della via dei Monti con la consolare Cassia.
I recenti studi di Don Alfredo Maroni (Il martirio e i sepolcri di Pietro,
Paolo e altri eletti a Sinalunga, Siena 1998; e Battisteri
paleocristiani del territorio di Sinalunga in Quaderni Sinalunghesi,
Anno IX nº1, giugno 1998), consentono nuove e più complesse ipotesi
di collegamento. Tali studi, infatti, propongono la presenza in zona di un'altra
strada romana: la via Cornelia che, staccatasi dalla Cassia nei pressi di
Poggio a Magliano, si dirigeva alla volta di Collalto passando nei pressi dell'Amorosa.
La via dei Monti, chiamata anche “carrabile Asinalunga-Pienza”,
passava per il centro del borgo - come avveniva fino a pochi decenni fa
(1980) e poi percorreva tutta la valle del torrente Doccia, passando per
il molino di Valdimolino. Dopo alcune centinaia di metri, la strada si
divideva in due tronconi, uno a destra per Le Capanne ed uno a sinistra
per Segavene. I due segmenti si riunivano, poco dopo, a mezza costa, per
poi inerpicarsi sui monti per Abbadia a Sicille, Petroio, S. Anna in
Camprena, Pienza, verso l'importante Abbazia di Monte Amiata. Difficile
dire se i due tronconi coesistevano anche in epoca antica o se sono solo
il frutto del caso, giacché l'uno non è migliore dell'altro.
Verso la metà dell'Ottocento questo tracciato subì un
rifacimento ed il tratto compreso tra il podere Colombaiolo, immediatamente
a valle dell'Amorosa, e Abbadia a Sicille (quello che passava per Valdimolino
e che abbiamo descritto) fu abbandonato in favore di un altro leggermente
più lungo ma più agevole. In un'epoca più vicina a
noi l'antico molino di Valdimolino fu chiuso perché superato da quelli del
Santarello, di Poggio Martino e del Rotone, e trasformato in casa colonica;
ma al tempo del progetto del nuovo tracciato viario, il molino doveva
essere ancora in funzione, e forse se ne tenne conto. Questa ipotesi potrebbe
spiegare la ragione per la quale non fu utilizzato il tracciato esistente:
l'Amorosa, le Vignacce, Scopetello, Poggio al Mare.
Tuttavia le motivazioni possono essere state anche altre. Dallo studio dei
cabrei citati, infatti, emerge che la via di collegamento Amorosa-Poggio
al Mare era privata, mentre quella a valle verso Valdimolino no. Inoltre
il collegamento tra la carrabile Asinalunga-Pienza e lo “stradone”
esistente avrebbe richiesto quanto meno un'opera di aggiramento del
“torrione” dell'Amorosa se non addirittura l'abbattimento di
qualche muro. Possibili quindi motivi di ordine economico e di non ingerenza
nella proprietà privata.
La strada ha subito di recente diversi ulteriori aggiustamenti di
carreggiata e di percorso, il più importante dei quali, come abbiamo
già accennato è quello finale che non prevede più
l'attraversamento dell'Amorosa. Il tracciato attuale aggira la fattoria
dal lato della Doccia; il vecchio, invece - venendo dai monti - passava
all'interno, superava la porta torre e, quindi, girava a sinistra per
l'Albergo, dove si incrociava con la Lauretana (proveniente da Torrita e
che continuava per Collalto alla volta di Siena), proseguendo per Sinalunga.
Il famoso viale di cipressi, che raggiungeva più direttamente la
Lauretana, era l'ingresso privato alla villa.
Da un documento non datato, della metà del Settecento, conservato
nell'Archivio Storico di Sinalunga, si apprende di problemi dovuti
all'impaludamento nella zona dell'Albergo. Il documento consiste in una
pianta dei terreni impaludati dei poderi di Villamaggiore e Albergo
appartenenti alla Venerabile Opera del Duomo di Siena; ed in un progetto
di un canale di scolo per i medesimi verso «il formone de' Prati di
Asinalonga». Probabilmente i motivi che portarono all'impaludamento
furono particolari e circoscritti nel tempo, perché non si hanno
altre notizie sull'argomento.
Tale documento, ed i cabrei citati, ci confermano, comunque, che al tempo
erano tre i proprietari dell'Amorosa: l'Opera del Duomo di Siena, che
possedeva alcuni poderi del versante nord; e le famiglie Piccolomini e
Pannilini proprietarie di tutto il resto. Per quanto riguarda nello
specifico la villa ed i fabbricati annessi, che ancora oggi formano il
nucleo del borgo: i Piccolomini possedevano il torrione centrale ed alcuni
edifici del versante nord, mentre i Pannilini erano proprietari di tutte
le altre strutture compresa la villa padronale, ubicata accanto alla porta
torre.