II paesaggio fra il monte Cetona e la valle di Sinalunga offre una serie infinita di morbide colline coperte da cipressi e olivi, una zona abitata e coltivata fin dai tempi degli Etruschi.
Secondo gli standard locali, quindi, il villaggio di Amorosa, fondato in epoca medievale, è relativamente recente. Il fatto che compaia su una carta stampata ad Anversa nel 1573 indica però che già a quei tempi giocava un ruolo significativo nel territorio.

Amorosa è il tipico borgo medievale costruito intorno a una piccola piazza centrale, con la sua torre di guardia, il palazzo dei signori, la chiesetta e una serie di edifici residenziali e agricoli. Vi si producevano vino e olio e un tempo tutta la popolazione lavorava per la fattoria, una tradizione che rimase intatta fino alla metà del Novecento. Successivamente, negli anni del boom economico, la regione cominciò a spopolarsi; la popolazione locale, infatti, abbandonò la campagna, attirata dalle lusinghe delle grandi città e dalle fabbriche impiantate al Nord. Così la terra, per non parlare di un intero stile di vita, corse il serio pericolo di essere lasciata al suo destino. In un certo senso, la riscossa della Toscana è arrivata grazie al turismo.

Gli stranieri, in particolare gli inglesi e i tedeschi, sedotti dalla bellezza e dal fascino del paesaggio toscano, cominciarono ad acquistare i vecchi casali abbandonati che si trovavano in posizioni idilliache. Poi fu la volta degli italiani che trasformarono le vecchie fattorie in agriturismo da sogno, per offrire un'ospitalità sempre più raffinata ed elitaria.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la Toscana non è stata però stravolta dal turismo: anzi gli investimenti fatti in questo settore dell'economia hanno contribuito a preservarla, come dimostra la Locanda dell'Amorosa.

Quando Carlo Citterio, disilluso dirigente pubblicitario, prese la decisione di lasciare Milano e di trasferirsi ad Amorosa venticinque anni fa, il piccolo villaggio medievale era solo una serie di edifici vuoti e in rovina. Quello che era stato un tipico e prospero borgo del paesaggio toscano, con una popolazione stabile di duecento anime, era degenerato in un luogo abbandonato e disabitato. Terreni e casali facevano parte del patrimonio di famiglia e Citterio ne era diventato proprietario in via ereditaria; all'epoca però non aveva affatto le idee chiare su cosa farne.

Per prima cosa aprì un ristorante in quelle che erano state le stalle. Poi lentamente, nel corso degli anni, iniziò a restaurare un edificio dietro l'altro. Oggi Amorosa probabilmente ricorda molto da vicino il villaggio che era stato quattro o cinquecento anni fa, anche se la sua funzione è stata letteralmente stravolta. L'intero borgo, non uno dei suoi singoli palazzi o edifici, è diventato un albergo.

Alla Locanda dell'Amorosa si può chiedere una camera nella torre di guardia o in quella dell'orologio, o anche nei vecchi lavatoi. E così via. L'unico edificio in cui non vi verrà offerto un letto è la chiesetta. Durante i lavori di ristrutturazione, che sono durati due decenni, Citterio ha cercato di preservare l'integrità spirituale, oltre che strutturale, del borgo. Non è uno di quei luoghi in cui i diversi edifici sono collegati internamente fra loro da un unico stile di design, anzi: alla Locanda dell'Amorosa non ci sono due spazi uguali. Uno degli aspetti più affascinanti di questo progetto è che l'opera noti può ancora considerarsi terminata, e Carlo Citterio è ben lungi dal pensare che lo sarà mai, perlomeno nel corso della sua vita.

La ristrutturazione procede lentamente, in armonia con i ritmi di vita di una terra prevalentemente agricola. La promessa di quel che diventeranno gli edifici ancora in rovina è altrettanto gratificante della realtà di quelli già terminati. Ripristinarli tutti in una volta sarebbe finanziariamente troppo oneroso ed è comunque incredibilmente romantico passeggiare tra i vigneti e imbattersi in un casale abbandonato. Strano poi che l'edificio più importante del borgo, il vecchio palazzo padronale, non sia stato ancora restaurato.

L'ultima volta che ho soggiornato all'Amorosa, veniva ancora utilizzato per stendervi la biancheria. Provate a immaginare: lenzuola bianche appese ad asciugare sotto gli elaborati affreschi rinascimentali dei soffitti, alti quattro metri! Infine, un accenno alla cucina. Basti dire che il ristorante dell'Amorosa, aperto da Citterio all'inizio della sua avventura, è diventato molto noto tra i buongustai. E questo in Toscana vuol dire davvero molto.

Herbert Ypma